Cambiare tutto, per non cambiare niente

Ci risiamo.

Da oggi quasi tutta la penisola è in zona rossa. Leggendo le linee guida (i.e. leggi marziali) del Ministero la zona rossa è un nome meno antipatico per dire lockdown, termine che ormai ci accompagna giornalmente come la nuvola di Fantozzi, pronta a scaricare acqua. Sono talmente tanti gli errori decisionali dei vari governanti che faccio sinceramente fatica a ricordarli tutti, quindi guardiamo solo gli ultimi anche per non annoiare e dare qualche spunto di riflessione, dato che ormai ci rimane solo quello.

Il Veneto è l’unica regione italiana ad avere moltiplicato le TI. Sebbene avesse numeri ben al di sotto della soglia di rischio (oggi la % di occupazione è del 18.6% – contro il 13% della Sardegna in zona bianca), milioni di veneti, regione trascinante del PIL italiano, è di nuovo chiusa. Aziende non essenziali chiuse, lavoratori in smart working che ormai hanno buttato via l’auto, bambini contenti di non andare a scuola per via della DAD (che adesso si chiama DDI, didattica digitale integrata, sempre perchè DAD ricorda le porcherie di un anno fa): ebbene, tutte queste cose sono letteralmente false, falsissime. a) non esiste un’azienda non essenziale: di essenziale c’è solo portare a casa la pagnotta a fine mese, chiusene frega se fai il benzinaio o il giocatore di golf, ma tu Leviatano non puoi permetterti di decidere se sono essenziale o meno. Fatti i cazzi tuoi. b) data la paura viscerale per i contagi, i mezzi pubblici (inventati per migliorare la qualità dell’aria diminuendo le emissioni delle auto) sono vuoti. La gente preferisce andare in macchina (guardare Milano oggi). A Pechino c’è pure la tempesta di sabbia del deserto del Gobi ad appesantire l’aria malsana della capitale cinese. Per fortuna che Greta è in letargo, sennò chissà i tweet di sdegno! c) la scuola non doveva chiudere secondo Azzolina, perchè era la priorità. Migliaia di docenti e centinaia di dirigenti scolastici si sono attrezzati tutto l’anno per non dare scampo allo scaricabarile della scuola: i casi nelle classi sono stati minimi, la numerosità andava via via diminuendo. Eppure bisogna chiudere. Senza alcuna base scientifica. Così i bambini untori vanno dai nonni perchè i genitori in sw non riescono a lavorare col bambino in braccio, perchè adesso la DDI è diventata complessa dato lo sviluppo colossale di software per la scuola e il moltiplicarsi delle piattaforme digitali (a proposito, le azioni di Zoom sono decuplicate in sei mesi, l’ennesima vittoria del capitalismo, ndr) e cosi non è più un passatempo per bambini stanchi di andare a scuola, ma una vera e propria lezione a casa, a tutte le età. Magari ci torneremo.

L’Europa non fa più tenerezza, fa ridere. La gestione di AstraZeneca è stata imbarazzante sotto tutti i punti di vista. Un vaccino etichettato come sicuro (cosa che sarà sicuramente peraltro), viene spalmato urbi et orbi a una velocità ridicola. Poi, com’era ovvio fosse, al primo morto la stampa igienica parte con i complotti. Sale il dubbio, scende la fiducia nella scienza medica e si arriva allo stop continentale. L’altra sera durante la nostra serata in ClubHouse avevamo proprio prospettato che non si arrivasse al blocco generalizzato, altrimenti sarebbe stata definitivamente minata la fiducia per il vaccino da parte dei cittadini, che non hanno idea di cosa stia succedendo. Dove si è sbagliato? a) la scelta del vaccino. Tu UE non puoi pretendere di fare da “fornitore unico ufficiale” di un farmaco per tutta Europa. E’ impossibile, è letteralmente megalomania. USA, Israele e UK si sono arrangiate, hanno fatto le proprie offerte private e sono là che ridono e raccolgono i frutti. Noi invece, in coda ad aspettare la razione di vaccini giornaliera. Perchè non si è lasciato al mercato la decisione di che vaccino utilizzare tra quelli approvati? Zaia ci aveva provato, ma come spesso accade, il Doge fa il gradasso a metà. Si è arrivati al monopolio di AZ, senza volerlo probabilmente, e per evitare la figuraccia, si è arrivati a fare gli schifiltosi con Sputnik, che se verrà approvato da EMA sarà da ridere (anche perchè lo fabbricheranno in Italia e Svizzera). b) il target. In UK si è scelto di vaccinare esclusivamente per età, con una minima priorità al settore sanitario. Da noi un ventenne OS che lava i corridoi (senza offesa, eh, non siamo mica comunisti) è stato vaccinato con Pfizer con priorità 1 “perché è in trincea”. Poi sono arrivati i docenti, gli universitari, le forze dell’ordine, tra un po’ i giornalisti. Il governo si fa tirare la giacca dai sindacati, è chiaro. Sindacati rognosi che ci sono anche all’estero, ma che vengono zittiti in maniera pragmatica (“The JCVI, which is comprised of 20 public health and epidemiology experts, stated that continuing to distribute the vaccine on the basis of age was the safest and simplest way of cutting the spread of coronavirus.”, that’s it. finito. Un discorso che mi ricorda molto il modo con cui Reagan ha zittito gli operatori di volo USA in sciopero). UK che ha e sta vaccinando al ritmo di 400k persone al giorno, noi siamo a 200k in tutto. Con la prima tornata di AZ sono stati vaccinati tutti gli over 65 in UK. La distribuzione dei vaccinati scozzesi, ad esempio, è perfetta, perchè è come dovrebbe essere, cioè aumentando la protezione in base al rischio, che ormai sanno anche i sassi essere intrinsecamente legata all’età.

Quella italiana fa semplicemente ridere (fonte Sole). In giallo le prime dosi, in verdino i vaccinati. Da sottolineare che il mitico “piano vaccinale modello italiano da esportare” prevedeva gli over 80 con Pfizer allo step 1, poi gli altri in base al tipo di sindacato di appartenenza. Cosi accade che i 60-79enni sono scoperti. Il confronto con UK fa rabbrividire: come si fa ancora a dare credito a intelligentoni del genere?

c) la comunicazione. Il terzo punto è clamorosamente legato al secondo, in realtà. Se vaccini in fretta e bene (target OK), l’effetto indesiderato che comunque succede diventa rumore di fondo sul beneficio reale: ovvero meno casi, meno morti e vita che torna (quasi) alla normalità. Abbiamo una stampa pessima, che non sa distinguere tra un batterio e un virus, e che non sa distinguere tra una scelta giusta o sbagliata di un governo. Giù la testa e obbedire. Non è la qualità dei giornalisti che è bassa, ma il loro asservimento nei confronti del potere. Se siamo 41esimi nel Press Freedom Index (dietro a Botswana e Burkina Faso..) ci sarà un motivo. Chi paga le conseguenze di questo scempio deliberato? La scienza. Che ha una infinità di problemi: dall’induttivismo neanche troppo celato della scienza medica, al protagonismo dei fantomatici virologi da TV, all’estremo positivismo insito nella nostra cultura italica. Sta di fatto che oggi la gente ha meno fiducia nei vaccini di quanto non ne aveva tre giorni fa e questo è il dato più pericoloso.

Morale di tutto ciò? Migliaia di morti, economia tornata al pre-euro, confusione generale e fine dell’Andrà tutto bene-club. Anzi, adesso si brucia la sede dell’ISS a Roma (magari è stato Trump). E’ cambiato un governo: al posto delle primule abbiamo un generale esperto di logistica (mi pare la Corea del Nord, ci sarebbe da ridere ma non è il caso), e al comando abbiamo un tecnocrate di altissimo prestigio dalle frasi piccate che capisce solo lui (“whatever it takes”), che, però, ha cambiato tutto per non cambiare niente.

E ancora una volta, Tomasi di Lampedusa aveva ragione. Clic.

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Commenti

2 risposte a “Cambiare tutto, per non cambiare niente”

  1. Avatar Wally
    Wally

    Grazie
    Francesco
    Ho girato ad amici insegnanti e non

  2. Avatar Wally
    Wally

    Ciao Francesco

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