Contagio in seggiovia: il nuovo horror diretto da Speranza

Assassinio sull’Eiger è un film del 1975 diretto da Clint Eastwood, uno dei film più belli ambientati in montagna. Nel cinema si sa, i c.d. B movies, si ispirano a capolavori per produrre un discutibile prodotto da vendere ai curiosi e proprio a Cinecittà è stato girato l’ultimo film di questo genere. Diretto da Speranza: Contagio in seggiovia.

Spoiler allert: l’assassino è proprio il regista.

Ad essere ucciso non è un comprensorio sciistico, bensì un’intera comunità, la comunità montana che vive grazie all’indotto generato da 3 mesi di sci alpino, circa il 3% del PIL nazionale.

La scelta della pugnalata finale è arrivata con il favore delle tenebre domenica 14, a poche ore dall’apertura annunciata ed approvata per la mattina successiva. Preparare un comprensorio sciistico, tuttavia, non è come organizzare un lido ad agosto; significa investire decine di centinaia di migliaia di euro tra bonifiche, energia elettrica, neve da sparare e battere, gatti delle nevi e personale. Per dare alcuni numeri, come ha riportato il sito Appennino.tv, nel solo comprensorio sciistico di Roccaraso sono stati investiti oltre 700mila euro. E  che per ogni euro speso direttamente nello sci, mediamente uno sciatore ne investe 9 sul territorio, un investimento che nessuno ripagherà. E ai più chiusuristi, che giustificano tale scelte appellandosi ai (mai arrivati) ristori, è giusto ricordare che la mancetta pubblica altro non è che debito, che non genera nulla se non future tasse.

Lo sci di pista non è uno sport per pochi annoiati borghesi di città, è il traino che smuove l’economia montana, luoghi che per loro natura garantiscono distanziamenti, solo chi non ha mai sciato può pensarla diversamente. Affermare che: “non è lo sci in sé a preoccupare ma tutto ciò che lo circonda”, oltre ad essere indice di forte ignoranza in materia è anche un forte sintomo di incoerenza. Tolti i prezzi, quali differenze intercorrono tra prendere un caffè in baita o in un bar a via del Corso? Quali differenze tra fare una fila per prendere una seggiovia e farla alla cassa al supermercato? Nessuna? No, anzi, nel primo caso si è all’aria aperta a respirare aria sana e a vivere la propria vita, lontano dal guscio tecnologico, fatto di videochiamate, dallo smart-working, che da un anno a questa parte chi ha paura di vivere ha indossato.

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