Come ogni anno, la giornata contro la violenza sulle donne viene strumentalizzata dall’intellighenzia di sinistra celebrando le cattiverie della società machista, dell’ennesimo trionfo del maschilismo capitalista, della necessità di far riemergere il potere rosa a tutti i livelli della società. Sinceramente non se ne può più.
Prima i numeri, quelli veri: innanzitutto non esiste alcuna emergenza sociale femminicidio. Sta cosa va detta chiaramente e a tutti i livelli: i numeri sono bassi a livello planetario, infinitesimi a livello italiano. Uno studio di Lancet del 2013 dice che la causa di omicidio è una delle fonti primarie di morte prematura per gli esseri umani e che ciò coinvolge molto di più gli uomini che le donne (circa 4:1). Qual è il punto interessante? Ciò che viene dopo, ovvero che gli uomini sono vittime di contrasti violenti interpersonali, mentre le (poche) donne che trovano la morte, la trovano più facilmente tra le mura domestiche pertanto l’omicidio femminile (perché femminicidio è un termine orrendo, avete mai sentito maschicidio? no, ecco) è dovuto a soprusi del partner. In realtà c’è un bel disclaimer in fondo all’articolo dove si dice che non si sa bene se la mano dell’assassino è di un uomo o una donna, però si assume che dato che i gruppi famigliari/genitoriali sono ancora composti in maggioranza da famiglie uomo/donna, l’origine dell’omicidio sia maschile.
E qui arriva l’ennesimo cortocircuito progressista.
Esattamente una legge per difendere le donne a cosa servirebbe? Veramente pensiamo che inasprendo le pene la faccenda cambi in maniera significativa? Se diamo un occhio ai documenti preposti dalle Nazioni Unite, si vede come non ci sia sostanziale diversità tra stati appartenenti allo stesso “cluster” sociale (pensiamo a nazioni con reddito simile per esempio), mentre c’è una enorme diversità tra alto e basso reddito. Qual è il continente che più soffre questo tipo di problematica famigliare? Neanche a dirlo, l’Africa. L’Europa conta poco, pochissimo.

Il motivo è semplicissimo da trovare. Prima riprendiamo l’articolo di Lancet precedente: si legge che negli Stati Uniti c’è stato un drop (una caduta) dal 1975 ad oggi del numero di donne uccise “since women are more likely to murder an intimate partner while they are in the relationship, especially if the relationship is abusive”, capito? Dove esiste la cultura della difesa della proprietà privata (perché la propria vita che cos’è se non l’essenza della proprietà privata?) le donne si sono rese conto che impugnando un’arma possono difendersi benissimo da sole: uomo avvisato, mezzo salvato.
Alle nostre figlie quindi non dobbiamo dare un futuro fatto di “legislazione a favore delle donne”, ma insegnare a difendersi da sole. A tenere uno spray al peperoncino in borsa e a sapere i rudimenti dell’autodifesa, solo così potranno essere libere di esprimersi liberamente in una società fatta di uomini che odiano le donne.
Torniamo quindi al punto: perché questo non accade in Africa e Asia? Semplicemente perché la stragrande maggioranza dei paesi africani è di religione islamica, una ideologia per definizione antifemminile, in cui la donna è subordinata all’uomo di casa: nel report ONU, infatti, è mostrato come stati islamici come Turchia e Palestina sono stati costretti a inserire nel proprio codice penale leggi ad hoc per “incentivare” il maschio a non creare offesa alle donne. Vi pare una cosa accettabile nel XXI secolo?
Perché quindi non si fa una analisi di etnia sui casi (pochi) di omicidio femminile in Europa? Forse perché emergerà che la stragrande maggioranza delle violenze perpetrate sono di origine maghrebina e che l’aumento di omicidi a donne è aumentato linearmente con l’arrivo di islamici dall’Africa? Sarebbe un problema ingestibile per i salotti di sinistra, cosi accoglienti con chiunque arrivi sulle coste europee, senza rendersi conto che una immigrazione incontrollata provoca (anche) il problema di cui sopra.
Perché non si attuano politiche serie di insegnamento alla responsabilità individuale armando le donne? Molto meglio invece continuare a farle dipendere dall’apparato burocratico statale che alimenta sussidi ad hoc, psicologia del dolore, poliziotti a far da piantone davanti alle case delle donne stalkerizzate, raccontini storpiati dalla storia a scuola e via dicendo. Così da aumentare il consenso elettorale, ovviamente. Sicuramente fa stare molto meglio questi inetti socialisti, capaci solo a lavarsi la bocca di belle parole tanto per poi dire “io ho fatto tutto il possibile”, senza capire che se le donne si sentono a rischio è esclusivamente colpa loro.
Le donne non vanno protette con la legge come succede per un’area di verde, non sono vegetali. Vanno aiutate a rendersi indipendenti, perché no, compagna Boldrini, oggi e come ieri, non ci vuole una legge, serve educazione alla libertà di espressione.
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