In Svezia si parla di punire i religiosi che rifiutano di celebrare matrimoni omosessuali per un presunto diritto di sposarsi tutti in chiesa; in Italia la scuola privata parificata (prevalentemente confessionale fino alla secondaria di primo grado) vacilla, accusata di un privilegio esattamente contrario al principio di sussidiarietà a cui risponde; in Spagna l’etica si insegna a scuola, ma ha recentemente cambiato “monopolista”: dal professore cattolico al professore anti-cristiano gradito al partito socialista. Ci sono solo due salvagenti possibili: più libertà economica nella società e meno stato etico nel diritto, di qualsiasi colore sia l’etica.
Ogni volta che osservo questo fenomeno – un nuovo stato etico cui si dovrebbe opporre libertà per tutti e ciascuno esattamente come al vecchio – penso ai Cattolici in Italia. Non sono compatti, ma vengono chiamati alle urne “come cattolici” e si nota che il politico dia per scontato, a ragione, che la maggioranza di loro siano adatti al messaggio statalista, lo stesso che in terra di altro statalismo li cancella. Eppure, ancora non parlano di libertà, libertà come sottrazione del tema etico ed educativo dai gusti della maggioranza. Una sottrazione che salva tutti e apre al pluralismo, ma in Italia sembra non piacere ancora.
È chiaro che non vuole essere un’accusa a tutti i cattolici: è una connotazione culturale e non religiosa (per un anno ho fatto avanti e indietro dall’Irlanda e vi assicuro che lì esistono cattolici non socialisteggianti), ma da noi è una sfumatura radicata.
Avvenire chiama “neoliberismo” l’atto meritocratico di mettere voti diversi a studenti con rendimenti scolastici diversi; all’udire la parola “federalismo” ci sono sempre vescovi che affermano che l’autonomia è contro “l’amore”. Il sei politico, centralismo, pauperismo e così via… Sessantottini di Cristo. Si può dire?
Di fronte a maggioranze progressiste che si comportano esattamente con la tirannia sui diversi che fu delle maggioranze conservatrici dovrebbero avere l’illuminazione: usciamone con la libertà di tutti e di ciascuno, etica ed economica – che stanno sempre insieme come il fine e il mezzo , ma in Italia solo una minoranza lo farà. E non siate utopici, non è una cosa che muta in pochi giorni: già Sturzo, a tratti rassegnato, scriveva di “certi cattolici sociali” che avrebbero perso perfino la libertà religiosa a causa della scarsa considerazione della libertà economica “perché senza libertà economica non ci può essere libertà politica, né si potrebbe parlare di diritti individuali”.
L’appello lo rivolgo piuttosto ai Liberali: progressisti sempre, verso diritti individuali maggiori per ciascuno, ma capaci di essere reazionari per difendere spazi di libertà già conquistati, ricordate? È tale la libertà educativa e la libertà di culto. Libertà – ovviamente individuale anche se in forma aggregata, con buona pace delle battute brillanti- che implica la libertà di non concordare valori familiari e culto col Governo. Lo stato etico talvolta assume un colore non tradizionale, è un fenomeno nuovo che oggi va osservato con attenzione. Facciamolo “noi” ché su “loro”, i Credenti io, con rammarico, sono un po’ scettica.
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